Come si insegna la storia? Una risposta a Simonetta Fiori

Simonetta Fiori, su La Repubblica del 26 novembre 2019, ha pubblicato un articolo dal titolo “Come si insegna la storia?”.

Ecco la risposta di Ivo Mattozzi:

Gentili redattori de La Repubblica, gentile direttore editoriale dell’editrice Laterza,
ho letto l’articolo di Simonetta Fiori, Come si insegna la storia, e vorrei segnalare che sull’insegnamento della storia da salvare come “bene comune” hanno detto la loro anche studiosi di didattica della storia, oltre gli storici accademici e autori di manuali.
Gli studiosi di didattica della storia hanno segnalato da molti anni, prima ancora degli storici interpellati dall’editore Laterza, le deficienze della formazione storica in Italia ed hanno proposto rimedi che insegnanti volenterosi – in continuo autoaggiornamento – stanno praticando.
Che la storia delle civiltà possa essere insegnata nella scuola primaria (non si chiama ora “elementare”) lo dimostrano  l’interesse e i buoni esiti di apprendimento che possono vantare tante maestre e tanti maestri. 
Che i bambini possano sviluppare il pensiero temporale per capire la distanza tra il mondo attuale e quello delle civiltà che studiano è sostenuto da studiosi che sono andati oltre le teorie di Piaget richiamate dal prof. Giardina.
Che occorra modificare la struttura della storia generale da insegnare, riducendo la trattazione di eventi e includendo conoscenze che riguardino processi di trasformazione sociali, economiche, tecnologiche, culturali più significative e più capaci di stimolare l’interesse degli alunni e di renderli capaci di capire il mondo attuale e le storie che vi si stanno svolgendo, lo diciamo da molto tempo.
Ma non basta che sia proposto un sapere scolastico migliore, occorre anche che siano formati insegnanti competenti a gestire le conoscenze nell’insegnamento e nella guida doverosa dei processi di apprendimento degli alunni.
Dunque, all’origine della cattiva formazione storica dei cittadini  è la cattiva formazione professionale degli insegnanti di storia.
Questa deficienza è responsabilità degli storici italiani che disdegnano la didattica della  storia e la bandiscono dai dipartimenti e dai corsi di laurea che formano insegnanti di scuola secondaria.
Non è legittimo rivendicare  la storia come “bene comune” se non si è capaci di dare una risposta efficace alla domanda: “come formare migliori insegnanti di storia, competenti a valorizzare il bene comune?”
Con cordialità
ivo Mattozzi