Il Bollettino di Clio n.° 17 – Disuguaglianze nella storia
Le disuguaglianze nella storia. Questo il tema del nuovo numero de Il Bollettino di Clio, la rivista on line dell’associazione Clio ’92.
Cosa dobbiamo intendere per disuguaglianze? Sono sempre esistite nella storia e sono sempre state uguali a se stesse? Quali le cause e le relazioni tra le disuguaglianze e i sistemi economici, le strutture politiche e di potere, gli ordinamenti giuridici, i dispositivi simbolici e valoriali delle diverse società? Come questi rapporti si sono modificati nel tempo, dando luogo a nuove e inedite forme di disuguaglianze della contemporaneità che si sommano a quelle più antiche?
E poi (e soprattutto): come la ricerca storica (e delle altre scienze sociali) (ci) hanno parlato di disuguaglianze? E come nella storia insegnata e appresa questo tema è presente o invece marginale se non dimenticato?
Su questi temi si sviluppa la riflessione nel numero 17 de Il Bollettino di Clio che può essere scaricato gratuitamente da questo sito.
In anteprima l’editoriale che anticipa i temi trattati.
EDITORIALE
A cura di Ernesto Perillo
La disuguaglianza è antica quanto la società, perché le disuguaglianze di potere e di ricchezza hanno sempre caratterizzato la vita dell’uomo all’interno di una comunità.
Possiamo usare l’affermazione di Branko Milanovic (Chi ha, chi non ha. Storie di disuguaglianze, Bologna, il Mulino, 2012 (ed. org. 2011), p. 1), economista alla Banca Mondiale e docente nell’Università del Maryland, come exergo a questo numero de Il Bollettino di Clio. Problematizzando l’asserzione di Milanovic, queste le domande da cui ha avuto avvio la nostra riflessione: cosa dobbiamo intendere per disuguaglianze? Sono sempre esistite e sono sempre state uguali a se stesse? Quali le cause e le relazioni tra le disuguaglianze e i sistemi economici, le strutture politiche e di potere, gli ordinamenti giuridici, i dispositivi simbolici e valoriali delle diverse società? Come questi rapporti si sono modificati nel tempo, dando luogo a nuove e inedite forme di disuguaglianze della contemporaneità che si sommano a quelle più antiche? Sotto la stessa etichetta, si nascondono identici fatti, processi, problemi?
E poi (e soprattutto): come la ricerca storica (e delle altre scienze sociali) (ci) hanno parlato di disuguaglianze? E come nella storia insegnata e appresa questo tema è presente o invece marginale se non dimenticato?
Dopo le recenti violente crisi economiche, la pandemia del Covid 19, la guerra in Ucraina, la messa in discussione dell’ordine mondiale e della globalizzazione liberista, il tema delle disuguaglianze ha assunto una sua drammatica urgenza: questo numero parte da qui, per approfondire alcune delle dimensioni delle disuguaglianze e offrire strumenti conoscitivi, interpretativi e anche didattici per orientarsi dentro e oltre le disuguaglianze.
L’intervista a Walter Scheidel che apre il numero consente di avere una visione d’insieme delle disuguaglianze, in una analisi che attraversa la storia dell’umanità. La tesi dello storico austriaco che insegna storia antica alla Stanford University in California e autore del volume La grande livellatrice. Violenza e disuguaglianza dalla preistoria ad oggi (2019; ed. orig. 2017) è radicale: “la diseguaglianza cade se e solo se c’è violenza”.
Quattro sono le forme di violenza che nel corso del tempo hanno agito come forze livellatrici all’interno delle diverse società: guerra, rivoluzione, collasso dello stato e pandemie.
Le diverse risposte permettono anche a chi non conosca il saggio di Scheidel di comprenderne l’articolazione argomentativa, di individuare le dinamiche strutturali del fenomeno e le correlazioni, in particolare tra disuguaglianza economica e civiltà. L’articolo di Paolo Ceccoli e Mario Pilosu sul Debate e la recensione de La grande livellatrice di William Easterly (presentata da Mario Pilosu) contribuiscono a completare la comprensione del pensiero dello storico austriaco.
Un primo gruppo di contributi si sofferma sull’analisi delle disuguaglianze di oggi a partire dal testo di Pierluigi Ciocca che ci propone un quadro di sintesi sulla diade ricchezza/povertà che si afferma nelle società complesse e stratificate nate dopo la rivoluzione neolitica.
Per millenni gli arricchimenti dei pochi si erano fondati sull’esercizio del potere: militare, religioso, politico, amministrativo. Con la rivoluzione industriale tra il XVIII e il XIX secolo, al potere si sono sostituiti il profitto e il processo di accumulazione capitalistica. L’autore esamina l’andamento della disuguaglianza dei redditi a livello globale (diminuita dagli anni Novanta del Novecento) mentre negli ultimi quarant’anni la disparità è aumentata all’interno dei singoli paesi. È necessaria pertanto l’adozione di politiche che contrastino le disuguaglianze, (che frenano sia lo sviluppo economico che la tenuta democratica della società), in particolare quella rappresentata dalla povertà assoluta che colpisce ancora il 10% dell’umanità.
Maurizio Franzini, partendo dall’aggravarsi della disuguaglianza economica verificatosi negli ultimi decenni in Italia, si chiede quali ne siano le cause e considera le loro possibili conseguenze sull’ economia, l’ambiente, la democrazia. Con riferimento a questo ultimo ambito, secondo l’autore, c’è il rischio di passare a un sistema con democrazia formale ma oligarchia sostanziale.
Per contrastare efficacemente le disuguaglianze è necessario allora spezzare il legame tra potere economico e potere politico, intreccio tipico del capitalismo clientelare dei nostri giorni.
Il nesso tra diseguaglianze economiche e sistemi politici è analizzato in particolare da Anna Soci. Tra le possibili disuguaglianze quella economica, legata alle condizioni materiali della vita delle persone, è certamente a fondamento di tutte le altre. Contrariamente a quanto si pensava tempo fa, la disuguaglianza economica, sostiene l’autrice, danneggia l’economia: “un mondo con una distribuzione delle risorse economiche più equa «funziona» meglio, garantendo una maggiore prosperità” e frena i processi di mobilità sociale, con conseguente restrizione delle opportunità delle fasce di reddito più basse.
Al tempo stesso, la disuguaglianza danneggia “la tenuta democratica delle istituzioni”, alimentando una separazione tra cittadini e partecipazione alla vita pubblica e collettiva. La crisi della democrazia si manifesta nel momento in cui una piccola minoranza che detiene una sempre maggiore quantità di ricchezza coesiste con una larga maggioranza della popolazione sempre più povera. E lo Stato, garantendo di fatto questa disuguaglianza, svuota di significato la voce delle fasce deboli e la possibilità di un cambiamento.
Alle disuguaglianze di classe, di genere e territoriali già esistenti, negli ultimi decenni si è aggiunta in Italia anche quella razziale. Ce ne parla Fabio Perocco che evidenzia nel suo contributo come nei riguardi delle popolazioni immigrate sia in atto un processo multidimensionale (trasversale a tutte le dimensioni della vita sociale dell’immigrato) di inferiorizzazione e segregazione sociale che si manifesta in vari ambiti: mercato del lavoro, ordinamento giuridico, mass-media. Un processo di marginalizzazione acuito dalla crisi economica che ha amplificato le conseguenze negative ai danni dei migranti. A tutto ciò si aggiunge anche la disuguaglianza scolastica che contribuisce a creare un altro fattore di esclusione e di declassamento sociale dei figli degli immigrati.
Matteo Schianchi prende in esame l’intreccio tra disuguaglianza e disabilità. Ci ricorda che “la disabilità è parte della storia dell’umanità” e nello stesso tempo ogni società ha elaborato differenti tipi di risposte (regimi di disabilità) che hanno caratterizzato il rapporto con le persone considerate disabili. L’autore individua e ripercorre la storia dei diversi regimi, analizzando in particolare le forme di disabilità della società contemporanea: una disabilità che si è democratizzata (attraversa tutti i ceti sociali), senza perdere la connessione con le discriminazioni sociali e di classe.
“La persona con disabilità, per via di quel corpo e delle sue funzioni compromesse, ci sembra poco adatta (in-abile, dis-abile, in-valida) a stare al mondo: la sua esistenza risulta problematica, difficile, indesiderabile.”
Da qui la necessità di una profonda rivoluzione simbolica per modificare i meccanismi, produttivi, sociali e culturali che sono alla base di ogni disabilità.
Ezio Perillo confronta la Costituzione italiana con i Trattati e la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, mettendo in luce come, “in taluni casi, disuguaglianze e uguaglianze devono essere trattate, in una prospettiva europea, in modo da non escludersi a vicenda, potendo invece convivere in una sorta di “concordia discors”. Nella parte conclusiva del saggio, l’autore prende in considerazione il recentissimo pronunciamento della Corte costituzionale italiana (sentenza n. 131 del 31 maggio 2022) il quale stabilisce che il cognome del figlio “deve comporsi con i cognomi dei genitori”, nell’ordine dagli stessi deciso, fatta salva la possibilità che, di comune accordo, i genitori attribuiscano soltanto il cognome di uno dei due. Ragiona, a partire da questo exemplum, sul criterio dello squilibrio tra disuguaglianze e uguaglianze.
Il legame tra Città, Chiesa e Poveri è il tema al centro della riflessione di Vincenzo Paglia: “un “trittico” che lega come un filo rosso l’intera storia del cristianesimo e dell’urbanizzazione occidentale.”
La Città infatti è stata fin dall’inizio il luogo di insediamento e di irradiamento della Chiesa che nella fedeltà al Vangelo e nell’aiuto ai poveri trova il suo vero fondamento fin dalle origini. Vincenzo Paglia ripercorre questo filo rosso dai primi secoli dell’era cristiana e continua attraversando le epoche successive fino alla contemporaneità del mondo attuale: di fronte alla crisi globale e sociale che coinvolge l’intera umanità la strada è quella della costruzione di una casa comune per la famiglia universale.
Seguono poi altri contributi che traguardano il tema delle disuguaglianze nella prospettiva più specificatamente storica e diacronica.
Lo sviluppo delle prime forme di disuguaglianza nelle società che si formano dopo la rivoluzione neolitica è il tema di due contributi che indagano aree differenti.
Alberto Cazzella e Giulia Recchia osservano il Mediterraneo centrale in tre momenti diversi – neolitico, Età del rame e del bronzo – e analizzano i processi di diversificazione e stratificazione sociale che si sono affermati diventando via via più complessi: formazioni di gruppi elitari, meccanismi di gerarchizzazione interna, suddivisione dei raccolti, scambi di beni (materie prime e manufatti), forme di accumulo e specializzazione del lavoro e delle attività artigianali (con l’introduzione di tecniche via via più complesse), segmentazione all’interno della comunità, attività bellica e uso delle armi.
Il saggio di Emanuela Gilli e Luca Zaghetto fa riferimento invece al Veneto dell’Età del ferro. Dopo un sintetico excursus sull’archeologia sociale, l’articolo approfondisce il contributo che l’archeologia può fornire alla conoscenza delle origini della disuguaglianza. La loro riflessione è incentrata sul patrimonio archeologico conservato presso il Museo Civico di Montebelluna (TV) e si chiude mettendo in relazione questo tema con l’Obiettivo 10 dell’Agenda 2030 ONU sulla riduzione delle disuguaglianze.
Spostiamoci più avanti nel tempo: nell’Europa medievale, afferma Giuliana Albini le disuguaglianze tra le persone in rapporto al sesso, all’età, allo stato sociale, alla ricchezza, alla religione, al potere hanno rappresentato un dato strutturale: “non erano soltanto realtà tangibili, ma anche principi sulla base dei quali la società medievale si autorappresentava e costruiva norme giuridiche”. La storica esamina diverse forme di disuguaglianza, in particolare quella degli schiavi, dei servi e infine la non-parità tra uomini e donne con riferimento alla giustizia e alla famiglia (con specifica attenzione all’istituto della dote).
Nel suo contributo Marina Montesano si interroga sui meccanismi che, nella società medievale, determinano le categorie e i concetti di marginalità, alterità, inclusione ed esclusione, tornando In su alcuni punti essenziali e sulla necessità di metterli in rapporto con questioni ancora vive nella nostra contemporaneità, pur rifiutando ogni determinismo.
Arriviamo così alla contemporaneità.
Giovanni Gozzini ricostruisce l’intreccio tra globalizzazione e ineguaglianza negli ultimi due secoli.
Fino alla Grande Guerra, il mondo ha visto una prima fase di globalizzazione degli scambi di merci, capitali e persone, che ha portato ad accrescere le distanze tra paesi ricchi e paesi poveri. La deglobalizzazione tra le due guerre mondiali riduce le ineguaglianze tra le nazioni (la crisi del ’29 ha conseguenze meno gravi nelle colonie in Asia e Africa) e anche quella interna alle nazioni. Con la seconda globalizzazione (1945-1973) le distanze tra paesi ricchi e paesi poveri si allungano mentre vanno diminuendo a partire della crisi petrolifera. Nell’ultima parte del suo contributo Gozzini indaga sui processi in corso, considerando, oltre l’ineguaglianza economica, il più articolato indice dello sviluppo umano: il nesso tra sviluppo umano e democrazia e il ruolo della politica nel contrasto alle disuguaglianze sono i temi su cui si conclude la sua riflessione.
La sezione delle Esperienze ospita tre contributi.
Le tesi di Walter Scheidel sulla diseguaglianza (la diseguaglianza si riduce se e solo se c’è violenza) sono al centro della metodologia del Debate, “una discussione formale nella quale due squadre sostengono e controbattono un’affermazione data (mozione), ponendosi in un campo (PRO) o nell’altro (CONTRO)”. Dopo aver introdotto il loro articolo con una presentazione esplicativa sul Debate, e in particolare sul Debate in ambito storico, Mario Pilosu e Paolo Ceccoli ragionano su come costruire una mozione sulle argomentazioni di Scheidel, mostrando quali siano le operazioni più opportune da compiere e le fasi da seguire per la gestione efficace e significativa di questa metodologia.
Sulla possibilità di educare alla diversità nella scuola dell’infanzia si interroga Anna Aiolfi che distingue tra disuguaglianza (indica una diversità negativa) e differenza (rinvia a una diversità positiva). Nel suo contributo l’autrice illustra la proposta didattica “Chi sono? Intrecci di storie, di luoghi e d’incontri” che mette al centro la costruzione di diverse identità, e alterna la presentazione della traccia di lavoro con i materiali delle classi convolte nella concreta sperimentazione del percorso.
Un percorso didattico interdisciplinare sulle disuguaglianze realizzato nella scuola secondaria di primo grado all’interno di uno spazio laboratoriale di ‘geografia quantitativa’ ci viene presentato da Simone Bertone, Roberta Botta, Valentina Cannavò, Manuela Delfino, Daniela Pietrapiana, Massimiliano Suberati, Paola Villani. Il laboratorio inizia nelle classi prime e procede fino alle classi terze nelle quali si prendono in considerazione due aspetti: il confronto delle disuguaglianze tra paesi del mondo e all’interno di ciascun paese. Nell’articolo vengono illustrate le diverse tappe del percorso che si conclude con l’approfondimento della disuguaglianza di genere fra i diversi stati del mondo.
Nella rubrica Letture segnaliamo quattro libri che approfondiscono il tema delle disuguaglianze da angolazioni diverse.
Nell’ordine: Walter Scheidel, La grande livellatrice. Violenza e disuguaglianza dalla preistoria ad oggi, Bologna, Il Mulino, 2019 (ed. orig. The Great Leveler. Violence and the History of Inequality from the Stone Age to the Twenty-First, Princeton University Press, 2017) a cura di William Easterly sintetizzato e tradotto da Mario Pilosu; Michele Alacevich e Anna Soci, Breve storia della disuguaglianza, Roma-Bari, Laterza 2022 a cura di Livia Tiazzoldi; Sara Bentivegna, Disuguaglianze digitali. Le nuove forme di esclusione nella società dell’informazione, Roma-Bari, Laterza, 2009 a cura di Ernesto Perillo; Silvana Salvini e Aurora Angeli, Quale «genere» di sviluppo? Le disuguaglianze di genere nella popolazione mondiale, Cleup 2021 a cura di Enrica Dondero; Giuliana Albini, Poveri e povertà nel Medioevo, Roma, Carocci editore, 2016 a cura di Giuseppe Di Tonto
Le Spigolature (a cura di Giuseppe Di Tonto) sono dedicate a Jean-Jacques Rousseau e al suo Discorso sull’origine e il fondamento dell’ineguaglianza tra gli uomini.
La Controcopertina chiude il percorso di questo numero con l’immagine della miniatura L’elemosina ai poveri ripresa da Johannes de Caulibus, Meditatione de la vita di Nostro Signore, Siena, 1330-1340 – BnF, Parigi. (fonte: BnF)
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